“C’è un momento di produzione della conoscenza cui deve seguire quello in cui questa conoscenza viene utilizzata “sporcandosi le mani”: passando dalla teoria ai fatti! Bisogna entrare nel tessuto sociale anche, ad esempio, parlando con la politica”. Così Francesca Farioli, direttore IASS, intervenendo al convegno che si è tenuto presso l’Università degli studi Link Campus University : “Educhiamoci alla sostenibilità – metodi e storie” venerdì 12 aprile 2019.
“La scienza della sostenibilità è, dunque, una scienza – ha aggiunto Farioli specificando il ruolo dell’associazione e dei ricercatori che ne fanno parte – che mette insieme pensiero ed azione. Non in modo lineare – ha chiarito- ma attraverso una circolarità che punta a facilitare i processi di dialogo, di cooperazione, di transdisciplinarità”. Insomma, ha spiegato il Direttore IASS: “Occorre superare le barriere tra le discipline e condividere quanto appreso con i diversi attori: economici sociali e politici”.
“Infatti – ha chiarito Michela Mayer, responsabile educazione IASS, ricordando “Rounder sense of purpose” il progetto internazionale cui IASS partecipa : “La ricerca che noi facciamo deve poter essere utilizzata pienamente , non deve essere finalizzata alla sola pubblicazione di un report, ma, proprio in una visione di scienza della sostenibilità, i risultati devono essere veicolati a favore delle comunità”.
Questo dunque l’obiettivo: “Il nostro è un lavoro che deve essere diffusamente condiviso nell’ambito di reti di: associazioni, movimenti, scuole. In una società plurale e collaborante tutti beneficiano della ricerca e tutti possono fornire feedback”.
“Il cammino della sostenibilità – ha concluso Michela Mayer – non è un processo semplice: non si tratta di un cammino già tracciato, ma, al contrario, di un cammino da fare camminando con altri”. Che vuol dire? “Che per farlo dobbiamo avere attenzione alle emergenze, alle incertezze e a tutto ciò che non è possibile prevedere. Di fatto non esistono soluzioni uniche ma soluzioni in divenire che vanno condivise. In tal modo il processo trasformativo è azione efficace. Ciò facilita il dialogo, e l’educazione non assume “solo” la dimensione di educazione ambientale, o “solo” di educazione alla sostenibilità ma di educazione a tutto tondo: una “buona educazione” per tutti.